Le linee guida europee per un utilizzo efficace dei fondi strutturali e di investimento ed i documenti italiani di preparazione alla programmazione 2014-2020 delineano un processo di innovazione nell’attuazione delle politiche comunitarie fondato su forme di governance multilevels attive e consapevoli, sulla differenziazione tra obiettivi di crescita e di inclusione sociale, sull’inserimento delle politiche europee in strategie politiche nazionali e territoriali, su processi di specificazione multilevels delle azioni pubbliche. La focalizzazione di queste dimensioni permette di scandagliare, per un verso le modalità attraverso le quali le politiche comunitarie promuovono nuove forme di welfare (Natali 2004; 2013), per l’altro, le resistenze regionali alla formazione di sistemi di welfare realmente innovativi (Fantozzi 2011). Ponendosi in una prospettiva di ricerca propria alla sociologia dell’azione pubblica, il paper analizza l’attuazione da parte della Regione Sicilia di una politica attiva per il lavoro quale l’inserimento lavorativo dei giovani, promosso attraverso il “Piano garanzia giovani”. In particolare, si indagano le modalità attraverso le quali gli attori chiave del processo di policy traducono in azioni pubbliche regionali le specifiche disposizioni comunitarie. L’innovazione proposta dall’Unione favorisce la modifica delle funzioni dei centri per l’impiego che da “sportelli pubblici” si trasformano in soggetti promotori e garanti dell’attuazione dei piani, in partners della Regione, delle aziende ospitanti, dei giovani. Il modello di governance proposto dall’Unione ha però caratteristiche definite, poggia su un sistema differenziato ma complementare di oneri (Predieri 1996), richiede l’apprendimento di logiche di azione imprenditoriali specifiche (Rastier 2013), presuppone la formazione di un mercato del lavoro aperto e fondato sulle competenze e sull’innovazione (Serravalli 2006). La mancanza di un cofinanziamento da parte delle aziende ospitanti e la possibilità attribuita ad esse di indicare nominativamente il giovane da ospitare, pur rispettando formalmente l’istituzione di una forma pubblico-privata di welfare, nella realtà ripropone le tradizionali funzioni pubbliche dell’ente regionale nel ruolo di finanziatore, degli uffici per il collocamento nel ruolo di controllori formali della procedura di assunzione, delle aziende nel ruolo di beneficiari di un’assunzione gratuita, dei giovani, temporaneamente occupati. La procedura a sportello, e la mancanza di specifici indicatori per la selezione dei giovani, se per un verso semplifica l’azione pubblica, per l’altro non contribuisce a definire gli obiettivi della politica e rischia di riprodurre il carattere diffuso ed assistenziale di precedenti politiche regionali (PIP), inserendo l’occupabilità dei giovani in pre-esistenti legami familiari e amicali. Le possibilità regionali di costruire forme di welfare-mix solo apparentemente coerenti con i modelli proposti dall’UE forniscono istruzioni sull’efficacia delle politiche comunitarie e mettono in luce le reali possibilità delle regioni di innovare le loro azioni pubbliche, esse impongono la ridefinizione dei rapporti di governance multilevels, confermando che l’effettività dei partenariati deriva dal tipo e dalle forme di decentralizzazione amministrativa attive nei diversi Stati (Duran 1999). Il livello di specificazione multilevels raccomandato dall’Unione potrebbe riguardare non solo i contenuti delle singole azioni ma oneri politici, di grado differente, maggiormente centrati sugli obiettivi della policy, sulla valutazione della coerenza con altre azioni di policy, sull’emanazione di linee attuative specifiche per le singole regioni, quelli del livello nazionale, e maggiormente operativi, relativi ad azioni di preparazione dell’efficacia della policy e di valutazione dei suoi effetti, quelli del livello regionale. L’enfasi partenariale, attribuita nella più recente programmazione al livello nazionale di governo, tramite gli accordi di partenariato, e ai livelli regionali, tramite l’elaborazione delle strategie regionali per lo sviluppo dovrebbe tradursi in una differenziazione delle programmazioni imputabili ai diversi livelli di governo. L’analisi delle forme di welfare-mix istituite per l’attuazione del Piano Garanzia Giovani in Sicilia indica per un verso la persistenza di logiche di governance sbilanciate sul fronte pubblico e giustificate da adesioni assistenziali all’azione partenariale, per l’altro, identifica nella differenziazione istituzionale tra governo centrale e regione il frame analitico più idoneo per lo studio e la promozione di forme di welfare realmente innovative.

L'efficacia del piano garanzia giovani in Sicilia: indicazioni comunitarie e resistenze istituzionali

VINCI, FIORELLA
2015-01-01

Abstract

Le linee guida europee per un utilizzo efficace dei fondi strutturali e di investimento ed i documenti italiani di preparazione alla programmazione 2014-2020 delineano un processo di innovazione nell’attuazione delle politiche comunitarie fondato su forme di governance multilevels attive e consapevoli, sulla differenziazione tra obiettivi di crescita e di inclusione sociale, sull’inserimento delle politiche europee in strategie politiche nazionali e territoriali, su processi di specificazione multilevels delle azioni pubbliche. La focalizzazione di queste dimensioni permette di scandagliare, per un verso le modalità attraverso le quali le politiche comunitarie promuovono nuove forme di welfare (Natali 2004; 2013), per l’altro, le resistenze regionali alla formazione di sistemi di welfare realmente innovativi (Fantozzi 2011). Ponendosi in una prospettiva di ricerca propria alla sociologia dell’azione pubblica, il paper analizza l’attuazione da parte della Regione Sicilia di una politica attiva per il lavoro quale l’inserimento lavorativo dei giovani, promosso attraverso il “Piano garanzia giovani”. In particolare, si indagano le modalità attraverso le quali gli attori chiave del processo di policy traducono in azioni pubbliche regionali le specifiche disposizioni comunitarie. L’innovazione proposta dall’Unione favorisce la modifica delle funzioni dei centri per l’impiego che da “sportelli pubblici” si trasformano in soggetti promotori e garanti dell’attuazione dei piani, in partners della Regione, delle aziende ospitanti, dei giovani. Il modello di governance proposto dall’Unione ha però caratteristiche definite, poggia su un sistema differenziato ma complementare di oneri (Predieri 1996), richiede l’apprendimento di logiche di azione imprenditoriali specifiche (Rastier 2013), presuppone la formazione di un mercato del lavoro aperto e fondato sulle competenze e sull’innovazione (Serravalli 2006). La mancanza di un cofinanziamento da parte delle aziende ospitanti e la possibilità attribuita ad esse di indicare nominativamente il giovane da ospitare, pur rispettando formalmente l’istituzione di una forma pubblico-privata di welfare, nella realtà ripropone le tradizionali funzioni pubbliche dell’ente regionale nel ruolo di finanziatore, degli uffici per il collocamento nel ruolo di controllori formali della procedura di assunzione, delle aziende nel ruolo di beneficiari di un’assunzione gratuita, dei giovani, temporaneamente occupati. La procedura a sportello, e la mancanza di specifici indicatori per la selezione dei giovani, se per un verso semplifica l’azione pubblica, per l’altro non contribuisce a definire gli obiettivi della politica e rischia di riprodurre il carattere diffuso ed assistenziale di precedenti politiche regionali (PIP), inserendo l’occupabilità dei giovani in pre-esistenti legami familiari e amicali. Le possibilità regionali di costruire forme di welfare-mix solo apparentemente coerenti con i modelli proposti dall’UE forniscono istruzioni sull’efficacia delle politiche comunitarie e mettono in luce le reali possibilità delle regioni di innovare le loro azioni pubbliche, esse impongono la ridefinizione dei rapporti di governance multilevels, confermando che l’effettività dei partenariati deriva dal tipo e dalle forme di decentralizzazione amministrativa attive nei diversi Stati (Duran 1999). Il livello di specificazione multilevels raccomandato dall’Unione potrebbe riguardare non solo i contenuti delle singole azioni ma oneri politici, di grado differente, maggiormente centrati sugli obiettivi della policy, sulla valutazione della coerenza con altre azioni di policy, sull’emanazione di linee attuative specifiche per le singole regioni, quelli del livello nazionale, e maggiormente operativi, relativi ad azioni di preparazione dell’efficacia della policy e di valutazione dei suoi effetti, quelli del livello regionale. L’enfasi partenariale, attribuita nella più recente programmazione al livello nazionale di governo, tramite gli accordi di partenariato, e ai livelli regionali, tramite l’elaborazione delle strategie regionali per lo sviluppo dovrebbe tradursi in una differenziazione delle programmazioni imputabili ai diversi livelli di governo. L’analisi delle forme di welfare-mix istituite per l’attuazione del Piano Garanzia Giovani in Sicilia indica per un verso la persistenza di logiche di governance sbilanciate sul fronte pubblico e giustificate da adesioni assistenziali all’azione partenariale, per l’altro, identifica nella differenziazione istituzionale tra governo centrale e regione il frame analitico più idoneo per lo studio e la promozione di forme di welfare realmente innovative.
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