L’interesse di Gozzano verso il mondo fiabesco non fu dovuto a semplici contingenze, né dettato da ragioni economiche, ma lo accompagnò per tutta l’esistenza e determinò alcuni tratti della sua poesia. Studioso assiduo e grande conoscitore dei meccanismi narrativi, egli stesso ricorda la sua abitudine, da adolescente, di riunire i ragazzi del quartiere per intrattenerli con i racconti che inventava sul momento, e la pratica di narrare ai nipoti le fiabe che conosceva e che scriveva per loro. Le fiabe vere e proprie rappresentano del resto una parte cospicua della produzione dell’autore e la loro stesura impegna Gozzano per un periodo di tempo piuttosto lungo, dal 1908 fino alla morte, nel ’16. Il saggio è incentrato su un tassello poco noto e trascurato della produzione gozzaniana: le fiabe. Sebbene conoscano una fase di condizionamento negativo e conseguente calo di tono, costituiscono un’opera interessante e un fertile terreno di studio, in quanto parte integrante del pensare poetico dell’autore. Il maggiore esponente del crepuscolarismo, alla costante ricerca di una “via del rifugio” da se stesso e dal reale, trova in questo genere un luogo letterario di evasione e ristoro, nel quale riversare i propri conflitti interiori per risolverli. Oltre ad una serie di tessere lessicali e immagini che rimbalzano dalla poesia alla fiaba, e viceversa, i nessi intercorrenti tra i due generi sono soprattutto di ordine sostanziale, a partire dall’importanza del sogno e della fantasia nella costruzione dell’universo lirico, per finire con la problematica concezione del sé e dei binomi antitetici di spazio e tempo.

Guido Gozzano: dalla poesia alla fiaba, dalla fiaba alla poesia

TONELLO, ELISABETTA
2012-01-01

Abstract

L’interesse di Gozzano verso il mondo fiabesco non fu dovuto a semplici contingenze, né dettato da ragioni economiche, ma lo accompagnò per tutta l’esistenza e determinò alcuni tratti della sua poesia. Studioso assiduo e grande conoscitore dei meccanismi narrativi, egli stesso ricorda la sua abitudine, da adolescente, di riunire i ragazzi del quartiere per intrattenerli con i racconti che inventava sul momento, e la pratica di narrare ai nipoti le fiabe che conosceva e che scriveva per loro. Le fiabe vere e proprie rappresentano del resto una parte cospicua della produzione dell’autore e la loro stesura impegna Gozzano per un periodo di tempo piuttosto lungo, dal 1908 fino alla morte, nel ’16. Il saggio è incentrato su un tassello poco noto e trascurato della produzione gozzaniana: le fiabe. Sebbene conoscano una fase di condizionamento negativo e conseguente calo di tono, costituiscono un’opera interessante e un fertile terreno di studio, in quanto parte integrante del pensare poetico dell’autore. Il maggiore esponente del crepuscolarismo, alla costante ricerca di una “via del rifugio” da se stesso e dal reale, trova in questo genere un luogo letterario di evasione e ristoro, nel quale riversare i propri conflitti interiori per risolverli. Oltre ad una serie di tessere lessicali e immagini che rimbalzano dalla poesia alla fiaba, e viceversa, i nessi intercorrenti tra i due generi sono soprattutto di ordine sostanziale, a partire dall’importanza del sogno e della fantasia nella costruzione dell’universo lirico, per finire con la problematica concezione del sé e dei binomi antitetici di spazio e tempo.
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