Benchè gli studi fino ad oggi si siano concentrati sul periodo di fulgore estense, recenti indagini stanno restituendo un panorama assai vivace del Seicento ferrarese Allo stesso modo, mentre le donne di corte hanno goduto di grande attenzione da parte della critica il mondo femminile del XVII secolo rimane quasi completamente ignorato. Con questo contributo si intende presentare i primi esiti di una ricerca agli inizi ma che ha già evidenziato alcune figure importanti sia per la committenza artistica nelle chiese della città sia per una vivace attività assistenziale. Barbara Gonzaga dei conti di Novellara, vedova di Teofilo Calcagnini d’Este, la contessa Felice Sassatelli, la marchesa Virginia Turchi Bevilacqua sono soltanto alcune delle dame più attive e devote della Ferrara post-ducale dove, fin dai primissimi anni del secolo, si assiste alla massiccia introduzione di confraternite e luoghi pii cui il patriziato locale, ma anche la ricca borghesia, offre il terreno fertile per un duraturo insediamento. Lo spirito riformato che animò le donne ferraresi, fra loro in relazione, le spinse a sovvenzionare l’edificazione di nuove chiese e monasteri, a rivestire il ruolo di committenti nell’assegnare ai maggiori artisti locali le opere per le cappelle votive ma anche a devolvere, sempre più spesso, parte delle loro collezioni private alle varie istituzioni religiose. Il contesto sociale in cui agirono si rivela tuttavia complesso e difficile lasciando loro, spesso, soltanto piccoli spazi d’azione.

Nobili dame ed opere pie: alcuni casi di committenza nella Ferrara legatizia

VICENTINI, CECILIA
2014-01-01

Abstract

Benchè gli studi fino ad oggi si siano concentrati sul periodo di fulgore estense, recenti indagini stanno restituendo un panorama assai vivace del Seicento ferrarese Allo stesso modo, mentre le donne di corte hanno goduto di grande attenzione da parte della critica il mondo femminile del XVII secolo rimane quasi completamente ignorato. Con questo contributo si intende presentare i primi esiti di una ricerca agli inizi ma che ha già evidenziato alcune figure importanti sia per la committenza artistica nelle chiese della città sia per una vivace attività assistenziale. Barbara Gonzaga dei conti di Novellara, vedova di Teofilo Calcagnini d’Este, la contessa Felice Sassatelli, la marchesa Virginia Turchi Bevilacqua sono soltanto alcune delle dame più attive e devote della Ferrara post-ducale dove, fin dai primissimi anni del secolo, si assiste alla massiccia introduzione di confraternite e luoghi pii cui il patriziato locale, ma anche la ricca borghesia, offre il terreno fertile per un duraturo insediamento. Lo spirito riformato che animò le donne ferraresi, fra loro in relazione, le spinse a sovvenzionare l’edificazione di nuove chiese e monasteri, a rivestire il ruolo di committenti nell’assegnare ai maggiori artisti locali le opere per le cappelle votive ma anche a devolvere, sempre più spesso, parte delle loro collezioni private alle varie istituzioni religiose. Il contesto sociale in cui agirono si rivela tuttavia complesso e difficile lasciando loro, spesso, soltanto piccoli spazi d’azione.
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