Il dibattito sulle teorie artistiche di Richard Wagner fu all'inizio basato spesso su fraintendimenti: si parlava di lui senza conoscerne le opere. A Giuseppe Rovani – protagonista, anzi precursore della Scapigliatura – si deve una dottrina dell'"affinità delle arti" mirante a una loro fusione, che in apparenza potrebbe ricordare il Gesamtkunstwerk. Si tratta, in verità, di una tendenza a definire una poetica fondata su un'"arte totale", che sappia riunire le facoltà espressive della pittura, della scultura, della musica, della letteratura; il che costituì un fil rouge nelle formulazioni teoriche e nell'attività creativa degli Scapigliati. Né vanno dimenticate le bizzarrie di Carlo Dossi, che nelle sue "Note azzurre" pare riprendere da Rovani l'ipotesi di una teoria comparativa unificata. L'attrazione scapigliata per le ibridazioni e gli scambi tra arti e sfere sensoriali differenti resta riferita, comunque, a tentativi letterari di assumere movenze sinestesiche. Non si può che ammettere la penuria di dirette ricadute di tali ricerche nell'ambito delle arti figurative. Più circostanziate saranno, nell'ultimo quindicennio dell'Ottocento, le riflessioni di Domenico Tumiati e soprattutto di Angelo Conti, il quale riecheggia spesso l'affermazione di Walter Pater secondo cui "all art constantly aspires towards the condition of music". La formulazione più esaustiva di tali idee si troverà nel saggio "Giorgione" del 1894. L'arte figurativa, per Conti, "può aver la forza di … svelarci noi stessi, come farebbe la musica di Wagner, risvegliatrice … della nostra invincibile tristezza".
Riflessi wagneriani nella teoria delle arti in Italia, dalla Scapigliatura ad Angelo Conti
BOLPAGNI, PAOLO
2016-01-01
Abstract
Il dibattito sulle teorie artistiche di Richard Wagner fu all'inizio basato spesso su fraintendimenti: si parlava di lui senza conoscerne le opere. A Giuseppe Rovani – protagonista, anzi precursore della Scapigliatura – si deve una dottrina dell'"affinità delle arti" mirante a una loro fusione, che in apparenza potrebbe ricordare il Gesamtkunstwerk. Si tratta, in verità, di una tendenza a definire una poetica fondata su un'"arte totale", che sappia riunire le facoltà espressive della pittura, della scultura, della musica, della letteratura; il che costituì un fil rouge nelle formulazioni teoriche e nell'attività creativa degli Scapigliati. Né vanno dimenticate le bizzarrie di Carlo Dossi, che nelle sue "Note azzurre" pare riprendere da Rovani l'ipotesi di una teoria comparativa unificata. L'attrazione scapigliata per le ibridazioni e gli scambi tra arti e sfere sensoriali differenti resta riferita, comunque, a tentativi letterari di assumere movenze sinestesiche. Non si può che ammettere la penuria di dirette ricadute di tali ricerche nell'ambito delle arti figurative. Più circostanziate saranno, nell'ultimo quindicennio dell'Ottocento, le riflessioni di Domenico Tumiati e soprattutto di Angelo Conti, il quale riecheggia spesso l'affermazione di Walter Pater secondo cui "all art constantly aspires towards the condition of music". La formulazione più esaustiva di tali idee si troverà nel saggio "Giorgione" del 1894. L'arte figurativa, per Conti, "può aver la forza di … svelarci noi stessi, come farebbe la musica di Wagner, risvegliatrice … della nostra invincibile tristezza".I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.