Uno degli aspetti meno indagati delle Esposizioni del Boccaccio riguarda il trattamento dei versi danteschi ad opera del certaldese. Secondo Padoan, la spiegazione di tante incertezze nella lezione del testo riportato da Boccaccio risiede nella possibilità che l’autore si sia «servito di più di una copia della Commedia, o (ma ciò può valere solo per qualche caso) [...] forse [...] fidato della propria memoria». Le intuizioni dell’editore, che sono certamente da sottoscrivere nella sostanza, vanno verificate più puntualmente nel dettaglio. Si confrontino quindi i luoghi in cui la lezione delle Esposizioni è discordante rispetto al testo critico della Commedia (segnalati da Padoan nel suo apparato critico) per saggiare la tipologia dell’innovazione e l’eventuale accordo con le tre editiones dantesche del Boccaccio. Una prima constatazione, di natura quantitativa, riguarda il fatto che una buona parte delle innovazioni nei versi della Commedia citati nel commento derivino recta via dalle copie boccacciane To, Ri, Chig. Mentre in generale dovremmo ammettere che buona parte degli errori vadano ricondotti alle disattenzioni e banalizzazioni dei copisti, in diversi loci di Esp si intravede la responsabilità di Boccaccio nell’innovazione e in un caso (che segnalo in nota al luogo) la correzione ope ingenii è esplicitata. Nel commento che segue si trovano le prove che la lezione proposta da Boccaccio, ancorché proveniente dalla tradizione cui attinse per le sue copie, fosse accolta e condivisa. Si dà qualche ragguaglio in nota. Si premette un breve conspectus siglorum per agevolare la lettura delle tavole.

Il testo della commedia nelle Esposizioni di Bocaccio

TONELLO, ELISABETTA
2016-01-01

Abstract

Uno degli aspetti meno indagati delle Esposizioni del Boccaccio riguarda il trattamento dei versi danteschi ad opera del certaldese. Secondo Padoan, la spiegazione di tante incertezze nella lezione del testo riportato da Boccaccio risiede nella possibilità che l’autore si sia «servito di più di una copia della Commedia, o (ma ciò può valere solo per qualche caso) [...] forse [...] fidato della propria memoria». Le intuizioni dell’editore, che sono certamente da sottoscrivere nella sostanza, vanno verificate più puntualmente nel dettaglio. Si confrontino quindi i luoghi in cui la lezione delle Esposizioni è discordante rispetto al testo critico della Commedia (segnalati da Padoan nel suo apparato critico) per saggiare la tipologia dell’innovazione e l’eventuale accordo con le tre editiones dantesche del Boccaccio. Una prima constatazione, di natura quantitativa, riguarda il fatto che una buona parte delle innovazioni nei versi della Commedia citati nel commento derivino recta via dalle copie boccacciane To, Ri, Chig. Mentre in generale dovremmo ammettere che buona parte degli errori vadano ricondotti alle disattenzioni e banalizzazioni dei copisti, in diversi loci di Esp si intravede la responsabilità di Boccaccio nell’innovazione e in un caso (che segnalo in nota al luogo) la correzione ope ingenii è esplicitata. Nel commento che segue si trovano le prove che la lezione proposta da Boccaccio, ancorché proveniente dalla tradizione cui attinse per le sue copie, fosse accolta e condivisa. Si dà qualche ragguaglio in nota. Si premette un breve conspectus siglorum per agevolare la lettura delle tavole.
2016
978-88-6453-337-7
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