Per secoli, i romeni hanno vissuto a stretto contatto con diverse popolazioni: slavi (bulgari e macedoni, serbi e croati, russi, ucraini), ungheresi, greci, turchi, peceneghi, cumani, tatári, mongoli, e altri ancora. Per secoli, lo spazio balcanico e carpato-danubiano ha rappresentato un luogo di intersezione e di scambio a livello linguistico, culturale e religioso. Alla fitta compenetrazione di popoli e al diffuso bilinguismo (a volte trilinguismo) in quest’area risale con ogni verosimiglianza quel certo numero di caratteristiche morfologiche e sintattiche – oltreché lessicali – che avvicinano il romeno all’albanese, al greco moderno, al bulgaro, al macedone e, in parte, al serbo e che non possono spiegarsi come il riflesso di un’origine comune. Per designare tale raggruppamento di lingue gli studiosi ricorrono all’etichetta di «Lega linguistica balcanica» (Balkansprachbund). Il prolungato contatto geografico è all’origine non soltanto di quelle affinità che permettono di isolare un «tipo linguistico balcanico», ma anche di quell’intreccio di tradizioni etniche e religiose che hanno caratterizzato fin dall’età medievale molte comunità dell’Europa sud-orientale. Dalla convinzione che, oltre ad alcuni tratti linguistici comuni, sia possibile identificare una specificità culturale, sociale e letteraria dello spazio balcanico, e finanche di delimitare i contorni di una supposta «mentalità» balcanica, deriva il concetto di «balcanismo letterario» (Balcanism literar), inaugurato da George Călinescu e ancor oggi radicato nella tradizione critica romena. Il convegno intende esplorare, in una prospettiva interdisciplinare, il tema delle interrelazioni linguistiche, culturali, religiose sviluppatesi tra i diversi popoli dell’area balcanica e carpato-danubiana, dedicando spazio anche alle prospettive di ricerca con cui gli studiosi moderni hanno analizzato e interpretato i caratteri e le specificità di tale spazio.

Romeno-balcanica. Incontri di lingue, culture, tradizioni nello spazio balcanico e carpato-danubiano. Atti del Convegno internazionale - I giornata di studio «Rosa Del Conte» (Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 4-5 dicembre 2017)

Alvise Andreose;
2018-01-01

Abstract

Per secoli, i romeni hanno vissuto a stretto contatto con diverse popolazioni: slavi (bulgari e macedoni, serbi e croati, russi, ucraini), ungheresi, greci, turchi, peceneghi, cumani, tatári, mongoli, e altri ancora. Per secoli, lo spazio balcanico e carpato-danubiano ha rappresentato un luogo di intersezione e di scambio a livello linguistico, culturale e religioso. Alla fitta compenetrazione di popoli e al diffuso bilinguismo (a volte trilinguismo) in quest’area risale con ogni verosimiglianza quel certo numero di caratteristiche morfologiche e sintattiche – oltreché lessicali – che avvicinano il romeno all’albanese, al greco moderno, al bulgaro, al macedone e, in parte, al serbo e che non possono spiegarsi come il riflesso di un’origine comune. Per designare tale raggruppamento di lingue gli studiosi ricorrono all’etichetta di «Lega linguistica balcanica» (Balkansprachbund). Il prolungato contatto geografico è all’origine non soltanto di quelle affinità che permettono di isolare un «tipo linguistico balcanico», ma anche di quell’intreccio di tradizioni etniche e religiose che hanno caratterizzato fin dall’età medievale molte comunità dell’Europa sud-orientale. Dalla convinzione che, oltre ad alcuni tratti linguistici comuni, sia possibile identificare una specificità culturale, sociale e letteraria dello spazio balcanico, e finanche di delimitare i contorni di una supposta «mentalità» balcanica, deriva il concetto di «balcanismo letterario» (Balcanism literar), inaugurato da George Călinescu e ancor oggi radicato nella tradizione critica romena. Il convegno intende esplorare, in una prospettiva interdisciplinare, il tema delle interrelazioni linguistiche, culturali, religiose sviluppatesi tra i diversi popoli dell’area balcanica e carpato-danubiana, dedicando spazio anche alle prospettive di ricerca con cui gli studiosi moderni hanno analizzato e interpretato i caratteri e le specificità di tale spazio.
2018
978-88-343-3538-3
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