Il lavoro è diviso in quattro parti. Esso si interroga in primo luogo sulla presenza nell’ordinamento interno di enti privati di incerta natura, da una parte procedendo all’analisi dell’indeterminatezza dell’ambito pubblico e ricostruendo l’evoluzione storica e normativa dell’intervento pubblico, dall’altra studiando la progressiva emersione di figure intermedie tra l’ente pubblico e quello privato. Nel corso di tale indagine sono stati innanzitutto presi in considerazione sia i tentativi storici di creare una nuova categoria di soggetti di diritto rispondenti alla definizione di ‘‘enti privati d’interesse pubblico’’ ed è stata formulata una serie di rilievi sulla mancata introduzione formale di siffatta categoria nel nostro ordinamento. Nella seconda parte del lavoro sono state analizzate le principali fattispecie di enti privati di interesse pubblico: gli enti pubblici nazionali privatizzati mediante ricorso a figure non lucrative (La Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, il Museo nazionale della scienza e della tecnica, l’Istituto nazionale per il dramma antico, il Centro sperimentale di cinematografia), le federazioni sportive nazionali, gli enti lirici e le istituzioni concertistiche assimilate, gli enti previdenziali privatizzati, le Ipab, le fondazioni di origine bancaria, i soggetti per la valorizzazione dei beni culturali e le associazioni di protezione ambientale, le Onlus, le organizzazioni di volontariato, le cooperative sociali e i loro consorzi, le associazioni di promozione sociale. Nella terza parte del lavoro è stata approfondita l’indagine sulla natura e sulla disciplina degli enti privati di interesse generale, verificando per ciascuna tipologia di ente come siano disciplinati alcuni aspetti previamente identificati come qualificanti ai fini della verifica dell’esistenza della categoria degli ‘‘enti privati di interesse generale’’. Tali aspetti sono stati ravvisati negli interessi tutelati, nelle finalità perseguite, nella disciplina dell’autonomia privata, nel particolare rapporto con la Pubblica Amministrazione, nella struttura organizzativa (organi e personale), nel regime patrimoniale e fiscale, nella giurisdizione. Infine, nell’ultima parte del lavoro, si è cercato di individuare i caratteri unificanti degli enti privati di interesse generale. È stata così ricostruita una forma di amministrazione in senso oggettivo, o meglio di “autoamministrazione sociale”, affidata agli enti privati di interesse generale e ne sono stati presi in considerazione gli aspetti di autonomia privata e i limiti di diritto pubblico. Da ultimo si è tentato di sciogliere alcuni nodi problematici dell’attuale disciplina di tali enti alla luce della loro considerazione quali espressione delle ‘‘libertà sociali’’.

Gli enti privati di interesse generale

SESSA, VALENTINA MARIA
2007-01-01

Abstract

Il lavoro è diviso in quattro parti. Esso si interroga in primo luogo sulla presenza nell’ordinamento interno di enti privati di incerta natura, da una parte procedendo all’analisi dell’indeterminatezza dell’ambito pubblico e ricostruendo l’evoluzione storica e normativa dell’intervento pubblico, dall’altra studiando la progressiva emersione di figure intermedie tra l’ente pubblico e quello privato. Nel corso di tale indagine sono stati innanzitutto presi in considerazione sia i tentativi storici di creare una nuova categoria di soggetti di diritto rispondenti alla definizione di ‘‘enti privati d’interesse pubblico’’ ed è stata formulata una serie di rilievi sulla mancata introduzione formale di siffatta categoria nel nostro ordinamento. Nella seconda parte del lavoro sono state analizzate le principali fattispecie di enti privati di interesse pubblico: gli enti pubblici nazionali privatizzati mediante ricorso a figure non lucrative (La Biennale di Venezia, la Triennale di Milano, il Museo nazionale della scienza e della tecnica, l’Istituto nazionale per il dramma antico, il Centro sperimentale di cinematografia), le federazioni sportive nazionali, gli enti lirici e le istituzioni concertistiche assimilate, gli enti previdenziali privatizzati, le Ipab, le fondazioni di origine bancaria, i soggetti per la valorizzazione dei beni culturali e le associazioni di protezione ambientale, le Onlus, le organizzazioni di volontariato, le cooperative sociali e i loro consorzi, le associazioni di promozione sociale. Nella terza parte del lavoro è stata approfondita l’indagine sulla natura e sulla disciplina degli enti privati di interesse generale, verificando per ciascuna tipologia di ente come siano disciplinati alcuni aspetti previamente identificati come qualificanti ai fini della verifica dell’esistenza della categoria degli ‘‘enti privati di interesse generale’’. Tali aspetti sono stati ravvisati negli interessi tutelati, nelle finalità perseguite, nella disciplina dell’autonomia privata, nel particolare rapporto con la Pubblica Amministrazione, nella struttura organizzativa (organi e personale), nel regime patrimoniale e fiscale, nella giurisdizione. Infine, nell’ultima parte del lavoro, si è cercato di individuare i caratteri unificanti degli enti privati di interesse generale. È stata così ricostruita una forma di amministrazione in senso oggettivo, o meglio di “autoamministrazione sociale”, affidata agli enti privati di interesse generale e ne sono stati presi in considerazione gli aspetti di autonomia privata e i limiti di diritto pubblico. Da ultimo si è tentato di sciogliere alcuni nodi problematici dell’attuale disciplina di tali enti alla luce della loro considerazione quali espressione delle ‘‘libertà sociali’’.
2007
88-14-13543-6
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