Nell’analisi del presente volume, a partire dall’età moderna, le società europee hanno mutato la loro concezione della realtà, sganciandola via via dall’ens creator. Ciò non è, tuttavia, indice di “progresso”, rispetto al quale le culture tradizionali tra cui quella islamica sarebbero “arretrate”, ma è, più semplicemente, indice di un differente sviluppo di civiltà che richiede, nell’oggi della multiculturalità europea e occidentale, di essere compreso entro un dialogo formativo rivolto in prima istanza alle culture “sorelle” quali quella europea, quella islamica e quella ebraica, che affondano le comuni origini nell’esperienza del patriarca Abramo. Un’esperienza, peraltro, erratica, inquieta, mai paga di certezze acquisite che, pertanto, ancora oggi si pone come istanza critica nei riguardi di qualunque concezione della realtà che abbia pretese di “compiutezza”. Un’esperienza che interpella le “culture sorelle” del Mediterraneo a riconoscersi figlie dello stesso padre e a guardarsi tra loro non con astio e sfida, ma con compassione, riconoscendosi in una reciprocità che, nella mia analisi pedagogica, ho individuato nell’ibridazione e condivisione mediterranea di saperi di fondamentale importanza quali quello filosofico e quello medico. La questione del disagio che spesso contrassegna i vissuti di ospiti e ospitanti, pertanto, ho ritenuto nel presente saggio dovesse essere affrontata primariamente entro i contesti formativi della Scuola e della Sanità. In particolare, ho proposto lo studio del medico del territorio in quanto laboratorio di interculturalità in cui, con gli strumenti culturali e pedagogici del decentramento cognitivo e affettivo, poter promuovere pensiero e personalità migranti.
Salute e formazione. Tra le culture abramitiche del Mediterraneo.
pasquale renna
2021-01-01
Abstract
Nell’analisi del presente volume, a partire dall’età moderna, le società europee hanno mutato la loro concezione della realtà, sganciandola via via dall’ens creator. Ciò non è, tuttavia, indice di “progresso”, rispetto al quale le culture tradizionali tra cui quella islamica sarebbero “arretrate”, ma è, più semplicemente, indice di un differente sviluppo di civiltà che richiede, nell’oggi della multiculturalità europea e occidentale, di essere compreso entro un dialogo formativo rivolto in prima istanza alle culture “sorelle” quali quella europea, quella islamica e quella ebraica, che affondano le comuni origini nell’esperienza del patriarca Abramo. Un’esperienza, peraltro, erratica, inquieta, mai paga di certezze acquisite che, pertanto, ancora oggi si pone come istanza critica nei riguardi di qualunque concezione della realtà che abbia pretese di “compiutezza”. Un’esperienza che interpella le “culture sorelle” del Mediterraneo a riconoscersi figlie dello stesso padre e a guardarsi tra loro non con astio e sfida, ma con compassione, riconoscendosi in una reciprocità che, nella mia analisi pedagogica, ho individuato nell’ibridazione e condivisione mediterranea di saperi di fondamentale importanza quali quello filosofico e quello medico. La questione del disagio che spesso contrassegna i vissuti di ospiti e ospitanti, pertanto, ho ritenuto nel presente saggio dovesse essere affrontata primariamente entro i contesti formativi della Scuola e della Sanità. In particolare, ho proposto lo studio del medico del territorio in quanto laboratorio di interculturalità in cui, con gli strumenti culturali e pedagogici del decentramento cognitivo e affettivo, poter promuovere pensiero e personalità migranti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.