Negli anni novanta l’Italia ha intrapreso, insieme ad altri paesi europei, un percorso di riforma delle politiche di welfare, incentrato sull’idea che fosse la dimensione locale quella più adatta a riconoscere e a promuovere le innovazioni possibili. A distanza di oltre venti anni, ci troviamo oggi di fronte a una nuova fase che sembra avere un segno opposto, in virtù della quale si mettono in luce soprattutto i limiti del governo locale delle politiche e si tende a una ricentralizzazione di alcune competenze di programmazione e di gestione dei servizi pubblici, come effetto delle azioni di contenimento della spesa pubblica. In Italia ciò è evidente sia a livello nazionale, con la riforma del Titolo V della Costituzione e con l’istituzione di un’unica Agenzia nazionale per il lavoro, che a livello regionale con la centralizzazione di agenzie sanitarie e socio-sanitarie che prima erano state disseminate sui territori. L’articolo intende discutere alcuni elementi di questo processo, alla luce di due esperienze di welfare locale che sono state praticate nell’area metropolitana milanese nel corso degli ultimi anni: il caso dei Piani di zona nei Comuni della provincia e quello della Fondazione Welfare Ambrosiano.

Quale autonomia locale per l’innovazione del welfare?

Polizzi E.;
2015-01-01

Abstract

Negli anni novanta l’Italia ha intrapreso, insieme ad altri paesi europei, un percorso di riforma delle politiche di welfare, incentrato sull’idea che fosse la dimensione locale quella più adatta a riconoscere e a promuovere le innovazioni possibili. A distanza di oltre venti anni, ci troviamo oggi di fronte a una nuova fase che sembra avere un segno opposto, in virtù della quale si mettono in luce soprattutto i limiti del governo locale delle politiche e si tende a una ricentralizzazione di alcune competenze di programmazione e di gestione dei servizi pubblici, come effetto delle azioni di contenimento della spesa pubblica. In Italia ciò è evidente sia a livello nazionale, con la riforma del Titolo V della Costituzione e con l’istituzione di un’unica Agenzia nazionale per il lavoro, che a livello regionale con la centralizzazione di agenzie sanitarie e socio-sanitarie che prima erano state disseminate sui territori. L’articolo intende discutere alcuni elementi di questo processo, alla luce di due esperienze di welfare locale che sono state praticate nell’area metropolitana milanese nel corso degli ultimi anni: il caso dei Piani di zona nei Comuni della provincia e quello della Fondazione Welfare Ambrosiano.
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