Horacio García Rossi è stato un maestro della luce e del movimento. Fin dagli Sessanta, infatti, a Parigi, dove si era trasferito dall'Argentina, si concentrò sulla bidimensionalità e sulla luce, sulla moltiplicazione della forma e sul movimento virtuale attraverso la disposizione dei colori. Interessato ai fenomeni visivi, creò nel 1960, con Julio Le Parc, François Morellet, Francisco Sobrino, Joël Stein e Yvaral il Centro di Ricerca di Arti Visive, per meglio approfondire la questione dell'instabilità della luce e dell'illusione del movimento. García Rossi precisò che fu nel 1962 che cominciò a interessarsi alla luce come mezzo d'espressione plastica, e dal 1963 al 1968 al colore-luce come problematica unificata. Durante quegli anni realizzò esperienze su "rilievi a luce instabile", "scatole luminose", "strutture a luce instabile", "scatole luce-colore manovrate dagli spettatori" etc. In seguito, nel 1970, ritornò al problema dell'opera a due dimensioni, realizzando esperienze sul colore e facendo incursioni nel campo della semiotica, del rapporto cioè tra la scrittura e la forma, come nei "ritratti dei nomi". Nel 1978 arrivò, in opere a due dimensioni, a fondere la luce e il colore in unità indissolubile. In queste ricerche il colore non si manifesta né come elemento decorativo in sé, né come varietà di colori abbinati, ma come un conglomerato destinato a creare una nuova struttura di visualizzazione: il COLORE-LUCE.

Horacio García Rossi dal G.R.A.V. alle ricerche sul colore-luce

Paolo Bolpagni
2016-01-01

Abstract

Horacio García Rossi è stato un maestro della luce e del movimento. Fin dagli Sessanta, infatti, a Parigi, dove si era trasferito dall'Argentina, si concentrò sulla bidimensionalità e sulla luce, sulla moltiplicazione della forma e sul movimento virtuale attraverso la disposizione dei colori. Interessato ai fenomeni visivi, creò nel 1960, con Julio Le Parc, François Morellet, Francisco Sobrino, Joël Stein e Yvaral il Centro di Ricerca di Arti Visive, per meglio approfondire la questione dell'instabilità della luce e dell'illusione del movimento. García Rossi precisò che fu nel 1962 che cominciò a interessarsi alla luce come mezzo d'espressione plastica, e dal 1963 al 1968 al colore-luce come problematica unificata. Durante quegli anni realizzò esperienze su "rilievi a luce instabile", "scatole luminose", "strutture a luce instabile", "scatole luce-colore manovrate dagli spettatori" etc. In seguito, nel 1970, ritornò al problema dell'opera a due dimensioni, realizzando esperienze sul colore e facendo incursioni nel campo della semiotica, del rapporto cioè tra la scrittura e la forma, come nei "ritratti dei nomi". Nel 1978 arrivò, in opere a due dimensioni, a fondere la luce e il colore in unità indissolubile. In queste ricerche il colore non si manifesta né come elemento decorativo in sé, né come varietà di colori abbinati, ma come un conglomerato destinato a creare una nuova struttura di visualizzazione: il COLORE-LUCE.
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