La riscoperta di Dante in Gran Bretagna avvenne in quel momento cruciale in cui, esauritasi l’onda lunga della modernità, nuove forze iniziarono a costruire le basi per il futuro rinnovamento culturale che investì l’intera Europea lungo tutto il corso del XIX secolo: il tardo Illuminismo e il primo Romanticismo. Per i seguaci dei ‘lumi della ragione’, Dante era il simbolo della rinascita della civiltà classica dopo i secoli bui dell’alto medioevo, mentre per i partigiani del fronte opposto il Sommo Poeta incarnava la figura del cantore più elevato e maturo della tradizione trovadorica. Di conseguenza, la Divina Commedia divenne ben presto il banco di prova dove sperimentare quei nuovi linguaggi espressivi che, sebbene accomunati dalla riscoperta dei cosiddetti primitivi e del ‘sublime’ Michelangelo, portarono a soluzioni simili e opposte allo stesso tempo. Da una parte l’‘apollineo’ John Flaxman con le sue incisioni votate al più puro linearismo debitrici sì della pittura vascolare greco-romana, ma soprattutto delle opere del primo Quattrocento italiano; dall’altra il ‘dionisiaco’ William Blake, interprete a sua volta di un altrettanto insistito linearismo, ma di natura più mossa ed eccentrica in cui si fondono in un’unica e originale soluzione stilistica i codici miniati medievali e il manierismo del Buonarroti.

Dante britannico.Flaxman e Blake illustratori della Commedia

Giuseppe Virelli
2021-01-01

Abstract

La riscoperta di Dante in Gran Bretagna avvenne in quel momento cruciale in cui, esauritasi l’onda lunga della modernità, nuove forze iniziarono a costruire le basi per il futuro rinnovamento culturale che investì l’intera Europea lungo tutto il corso del XIX secolo: il tardo Illuminismo e il primo Romanticismo. Per i seguaci dei ‘lumi della ragione’, Dante era il simbolo della rinascita della civiltà classica dopo i secoli bui dell’alto medioevo, mentre per i partigiani del fronte opposto il Sommo Poeta incarnava la figura del cantore più elevato e maturo della tradizione trovadorica. Di conseguenza, la Divina Commedia divenne ben presto il banco di prova dove sperimentare quei nuovi linguaggi espressivi che, sebbene accomunati dalla riscoperta dei cosiddetti primitivi e del ‘sublime’ Michelangelo, portarono a soluzioni simili e opposte allo stesso tempo. Da una parte l’‘apollineo’ John Flaxman con le sue incisioni votate al più puro linearismo debitrici sì della pittura vascolare greco-romana, ma soprattutto delle opere del primo Quattrocento italiano; dall’altra il ‘dionisiaco’ William Blake, interprete a sua volta di un altrettanto insistito linearismo, ma di natura più mossa ed eccentrica in cui si fondono in un’unica e originale soluzione stilistica i codici miniati medievali e il manierismo del Buonarroti.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11389/48880
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact