Il contributo riferisce alcune osservazioni e prospettive, tratte da una ricerca sul campo di durata triennale (settembre 2018 – agosto 2021) avviata presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna (coordinatore prof. Michele Caputo). Nel primo biennio il lavoro si è concentrato sull’Istituto paritario “Vladimiro Spallanzani” (comprendente una primaria e due secondarie di primo grado site nelle provincie di Modena e Reggio Emilia) con l’obiettivo di verificarne il dichiarato progetto formativo, tramite osservazioni partecipanti, interviste in profondità, analisi di materiali e di attività didattiche. Nel terzo anno sono state coinvolte sei ulteriori scuole secondarie, di cui tre statali e tre paritarie, distribuite tra le provincie di Reggio Emilia, Modena e Bologna, con uno sguardo privilegiato al tema della personalizzazione didattica e al configurarsi in queste scuole di comunità di pratiche/comunità educative. Le modalità di ricerca praticate hanno permesso di raccogliere diversi materiali significativi, anche al di là degli obiettivi iniziali della ricerca. In particolare, e specialmente in alcuni degli istituti osservati, è emersa la presenza di classi di fatto multiculturali, strutturate anche in modo ramificato e complesso. In questi contesti gli insegnanti incontrati mostrano la tendenza ad attivarsi e creare reti, evidenziando all’osservazione una concreta intenzionalità educativa nei confronti dei propri studenti e una percepibile consapevolezza dei loro bisogni formativi. Questa dinamica virtuosa li rende capaci di superare ostacoli linguistici e comunicativi e di “sbloccare” situazioni particolarmente complesse, con strategie tendenzialmente “creative”. In sintesi, si può ipotizzare che il costituirsi intenzionalmente, oppure solo implicitamente, da parte dei docenti come una comunità di pratica, sia pure tra le difficoltà e le inevitabili dialettiche che intervengono fra loro, trasformi la comunità di pratica in una effettiva comunità educativa. Questo rappresenta un punto di forza metodologica e di dimostrata efficacia didattica, soprattutto in chiave multiculturale. La dinamica in questione risulta tuttavia poco esplorata pedagogicamente, e dunque non interviene – al di là delle intenzioni - nella formazione attuale degli insegnanti.

Comunità educative e creatività docente in presenza di classi multiculturali: Ipotesi di lavoro

Giorgia Pinelli
2025-01-01

Abstract

Il contributo riferisce alcune osservazioni e prospettive, tratte da una ricerca sul campo di durata triennale (settembre 2018 – agosto 2021) avviata presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna (coordinatore prof. Michele Caputo). Nel primo biennio il lavoro si è concentrato sull’Istituto paritario “Vladimiro Spallanzani” (comprendente una primaria e due secondarie di primo grado site nelle provincie di Modena e Reggio Emilia) con l’obiettivo di verificarne il dichiarato progetto formativo, tramite osservazioni partecipanti, interviste in profondità, analisi di materiali e di attività didattiche. Nel terzo anno sono state coinvolte sei ulteriori scuole secondarie, di cui tre statali e tre paritarie, distribuite tra le provincie di Reggio Emilia, Modena e Bologna, con uno sguardo privilegiato al tema della personalizzazione didattica e al configurarsi in queste scuole di comunità di pratiche/comunità educative. Le modalità di ricerca praticate hanno permesso di raccogliere diversi materiali significativi, anche al di là degli obiettivi iniziali della ricerca. In particolare, e specialmente in alcuni degli istituti osservati, è emersa la presenza di classi di fatto multiculturali, strutturate anche in modo ramificato e complesso. In questi contesti gli insegnanti incontrati mostrano la tendenza ad attivarsi e creare reti, evidenziando all’osservazione una concreta intenzionalità educativa nei confronti dei propri studenti e una percepibile consapevolezza dei loro bisogni formativi. Questa dinamica virtuosa li rende capaci di superare ostacoli linguistici e comunicativi e di “sbloccare” situazioni particolarmente complesse, con strategie tendenzialmente “creative”. In sintesi, si può ipotizzare che il costituirsi intenzionalmente, oppure solo implicitamente, da parte dei docenti come una comunità di pratica, sia pure tra le difficoltà e le inevitabili dialettiche che intervengono fra loro, trasformi la comunità di pratica in una effettiva comunità educativa. Questo rappresenta un punto di forza metodologica e di dimostrata efficacia didattica, soprattutto in chiave multiculturale. La dinamica in questione risulta tuttavia poco esplorata pedagogicamente, e dunque non interviene – al di là delle intenzioni - nella formazione attuale degli insegnanti.
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