L’articolo prende in esame la vicenda settecentesca del manoscritto 873 della Biblioteca Trivulziana di Milano, che costituisce l’unico testimone dell’intero corpus epistolare in quarantotto libri dell’umanista Francesco Filelfo. L’indagine si concentra in particolare sull’acquisizione e sull’impiego del codice da parte di Alessandro Trivulzio, il quale si avvalse, nello studio dell’opera, della consulenza dell’erudito toscano Lorenzo Mehus. Viene quindi ricostruito il fitto dialogo epistolare intercorso tra i due studiosi, reso possibile dalla riscoperta di cinquantacinque lettere inviate dall’abate Mehus a Trivulzio, oggi conservate presso la Biblioteca privata della famiglia Trivulzio a Milano, nell’Archivio Trivulzio, Materiale notificato, con segnatura Triv. 2086.
Sull’epistolario di Francesco Filelfo nel Settecento, tra Lorenzo Mehus e Alessandro Trivulzio
Clementina Marsico
2025-01-01
Abstract
L’articolo prende in esame la vicenda settecentesca del manoscritto 873 della Biblioteca Trivulziana di Milano, che costituisce l’unico testimone dell’intero corpus epistolare in quarantotto libri dell’umanista Francesco Filelfo. L’indagine si concentra in particolare sull’acquisizione e sull’impiego del codice da parte di Alessandro Trivulzio, il quale si avvalse, nello studio dell’opera, della consulenza dell’erudito toscano Lorenzo Mehus. Viene quindi ricostruito il fitto dialogo epistolare intercorso tra i due studiosi, reso possibile dalla riscoperta di cinquantacinque lettere inviate dall’abate Mehus a Trivulzio, oggi conservate presso la Biblioteca privata della famiglia Trivulzio a Milano, nell’Archivio Trivulzio, Materiale notificato, con segnatura Triv. 2086.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


