Il saggio ripercorre le vicende dell'Associazione Arte e Spiritualità di Brescia (l'ente incaricato della gestione del lascito d'opere d'arte del '900 riconducibile alla figura di Giovanni Battista Montini) dal 2008 al 2011: un periodo entro il quale si colloca la nascita della nuova sede museale, che prende il nome di "Collezione Paolo VI - arte contemporanea". È importante sottolineare che la "collezione" di Montini non è esclusivamente di tema "sacro". Anzi, vi sono testimoniate manifestazioni artistiche non certo riconducibili all'iconografia biblica ed evangelica: c'è l'astrattismo geometrico, c'è l'informale di Vedova, ci sono Simon Hantaï e Giò Pomodoro. La cosa non deve stupire, per almeno due motivi: primo, gli uomini di Chiesa, per Paolo VI, devono essere «esperti in umanità», perciò hanno il compito di studiare e capire l'individuo contemporaneo; comprenderne i linguaggi espressivi, dunque, diventa una chiave d'accesso privilegiata per cogliere l'essenza dell'epoca presente. Secondo: ogni forma d'arte, se vera e autentica, è necessariamente intrisa di domande profonde, escatologiche, di ricerca di senso; è, quindi, "religiosa". Nel nuovo allestimento della Collezione Paolo VI si è voluto comunicare tutto ciò: non creare un memoriale, né un museo di dipinti e oggettistica "sacra", ma un luogo che sapesse trasmettere un pensiero.

Da Arte e Spiritualità alla nascita della Collezione Paolo VI

BOLPAGNI, PAOLO
2013-01-01

Abstract

Il saggio ripercorre le vicende dell'Associazione Arte e Spiritualità di Brescia (l'ente incaricato della gestione del lascito d'opere d'arte del '900 riconducibile alla figura di Giovanni Battista Montini) dal 2008 al 2011: un periodo entro il quale si colloca la nascita della nuova sede museale, che prende il nome di "Collezione Paolo VI - arte contemporanea". È importante sottolineare che la "collezione" di Montini non è esclusivamente di tema "sacro". Anzi, vi sono testimoniate manifestazioni artistiche non certo riconducibili all'iconografia biblica ed evangelica: c'è l'astrattismo geometrico, c'è l'informale di Vedova, ci sono Simon Hantaï e Giò Pomodoro. La cosa non deve stupire, per almeno due motivi: primo, gli uomini di Chiesa, per Paolo VI, devono essere «esperti in umanità», perciò hanno il compito di studiare e capire l'individuo contemporaneo; comprenderne i linguaggi espressivi, dunque, diventa una chiave d'accesso privilegiata per cogliere l'essenza dell'epoca presente. Secondo: ogni forma d'arte, se vera e autentica, è necessariamente intrisa di domande profonde, escatologiche, di ricerca di senso; è, quindi, "religiosa". Nel nuovo allestimento della Collezione Paolo VI si è voluto comunicare tutto ciò: non creare un memoriale, né un museo di dipinti e oggettistica "sacra", ma un luogo che sapesse trasmettere un pensiero.
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