La mentalizzazione è un costrutto che nel corso di questi ultimi anni ha assunto una rilevanza sempre maggiore all’interno degli studi in psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione. Con questo lavoro ci si propone di condurre una serie di riflessioni su due costrutti centrali negli studi e nelle ricerche sulla mentalizzazione: la mind-mindedness e la funzione riflessiva. Inoltre, saranno discusse alcune delle caratteristiche più salienti delle modalità di codifica della mind- mindedness (Meins, Fernyhough, 2015; v. 2.2), recentemente tradotte in lingua italiana da alcuni membri dell’Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Marchetti, A., Massaro, D., Castelli., Lombardi, E., Di Dio, C.). La mind-mindedness è la propensione del caregiver a trattare il proprio bambino come un individuo dotato di una mente, piuttosto che come una semplice entità portatrice di bisogni che devono essere soddisfatti (Meins, 1997). Si tratta di un costrutto che coglie un aspetto molto precoce della relazione e che sembra agire come fattore protettivo per lo sviluppo del bambino. La funzione riflessiva è “l’acquisizione evolutiva che permette al bambino di rispondere non solo al comportamento degli altri, ma anche alla sua concezione dei loro sentimenti, credenze, speranze, aspettative, progetti, ecc.” (Fonagy e Target, 1997). Anch’essa emerge nel contesto di relazioni ottimali con il caregiver. Con il presente lavoro, saranno in primo luogo discusse le implicazioni derivanti dal fatto che la mind-mindedness è un costrutto che fa riferimento al funzionamento psichico del partner adulto della diade mentre la funzione riflessiva è, in linea di principio, una caratteristica di entrambi, anche se tradizionalmente studiata come un tratto individuale evolutivo del bambino. In secondo luogo, alla luce di suddette riflessioni, saranno presentati e discussi la traduzione e l’adattamento italiani del manuale di codifica della mind-mindedness che prevede l’individuazione, o meno, di commenti riferiti alla mente pronunciati dal caregiver. Quest’ultimo dà prova di mind-mindedness qualora “(a) usi un termine esplicito sullo stato interno del bambino per commentare cosa possa star pensando, esperendo o provando; oppure (b) ‘metta le parole in bocca al bambino’, con il caregiver che parli per conto del bambino” (p. 3 tr. it.). I commenti riferiti alla mente sono ulteriormente codificati come appropriati o non sintonizzati. Tra i commenti non riferiti alla mente rientra, per esempio, la menzione di “percezione”, di “dire/parlare”, di “Referenze Non Specifiche agli Stati Interni del Bambino”. Generalmente misurata nella figura materna o paterna, attraverso questo contributo si cercherà di evidenziare quali aspetti della misurazione della mind-mindedness possano essere proficuamente impiegati anche in altre relazioni fondamentali per lo sviluppo.
Mind-mindedness e funzione riflessiva: alcune riflessioni e uno strumento
Lombardi E.
;
2017-01-01
Abstract
La mentalizzazione è un costrutto che nel corso di questi ultimi anni ha assunto una rilevanza sempre maggiore all’interno degli studi in psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione. Con questo lavoro ci si propone di condurre una serie di riflessioni su due costrutti centrali negli studi e nelle ricerche sulla mentalizzazione: la mind-mindedness e la funzione riflessiva. Inoltre, saranno discusse alcune delle caratteristiche più salienti delle modalità di codifica della mind- mindedness (Meins, Fernyhough, 2015; v. 2.2), recentemente tradotte in lingua italiana da alcuni membri dell’Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (Marchetti, A., Massaro, D., Castelli., Lombardi, E., Di Dio, C.). La mind-mindedness è la propensione del caregiver a trattare il proprio bambino come un individuo dotato di una mente, piuttosto che come una semplice entità portatrice di bisogni che devono essere soddisfatti (Meins, 1997). Si tratta di un costrutto che coglie un aspetto molto precoce della relazione e che sembra agire come fattore protettivo per lo sviluppo del bambino. La funzione riflessiva è “l’acquisizione evolutiva che permette al bambino di rispondere non solo al comportamento degli altri, ma anche alla sua concezione dei loro sentimenti, credenze, speranze, aspettative, progetti, ecc.” (Fonagy e Target, 1997). Anch’essa emerge nel contesto di relazioni ottimali con il caregiver. Con il presente lavoro, saranno in primo luogo discusse le implicazioni derivanti dal fatto che la mind-mindedness è un costrutto che fa riferimento al funzionamento psichico del partner adulto della diade mentre la funzione riflessiva è, in linea di principio, una caratteristica di entrambi, anche se tradizionalmente studiata come un tratto individuale evolutivo del bambino. In secondo luogo, alla luce di suddette riflessioni, saranno presentati e discussi la traduzione e l’adattamento italiani del manuale di codifica della mind-mindedness che prevede l’individuazione, o meno, di commenti riferiti alla mente pronunciati dal caregiver. Quest’ultimo dà prova di mind-mindedness qualora “(a) usi un termine esplicito sullo stato interno del bambino per commentare cosa possa star pensando, esperendo o provando; oppure (b) ‘metta le parole in bocca al bambino’, con il caregiver che parli per conto del bambino” (p. 3 tr. it.). I commenti riferiti alla mente sono ulteriormente codificati come appropriati o non sintonizzati. Tra i commenti non riferiti alla mente rientra, per esempio, la menzione di “percezione”, di “dire/parlare”, di “Referenze Non Specifiche agli Stati Interni del Bambino”. Generalmente misurata nella figura materna o paterna, attraverso questo contributo si cercherà di evidenziare quali aspetti della misurazione della mind-mindedness possano essere proficuamente impiegati anche in altre relazioni fondamentali per lo sviluppo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.