Stories are now a distinctive and established genre in social media. From Snapchat to WhatsApp, via Facebook and Instagram, more than half a billion authors (amateurs, but not only) interact with apps by composing and consuming stories that configure new literature in which alphabetic writing coexists with the growing dominance of visual language. Centered on the narrativization of the lives of the users, invited to tell and retell themselves seamlessly, the hardware architecture and software interfaces of digital devices and media seem to generate a form of addiction to narratives, a need induced in both writing and reading. In the face of such an overdose, the question remains whether those of social media are still "stories that heal" or, rather, stories that poison.

Le storie sono un genere distintivo dei social media. Su Facebook e Instagram, più di mezzo miliardo di autori (amateurs, ma non solo) interagiscono con le app componendo e consumando racconti che configurano una nuova letteratura in cui la scrittura alfabetica convive con il dominio crescente del linguaggio visuale. Incentrate sulla narrativizzazione delle vite degli utenti iscritti alle piattaforme, invitati a raccontare e a raccontarsi senza soluzione di continuità, l'architettura hardware e le interfacce software dei dispositivi e dei media digitali sembrano generare una forma di dipendenza dalle narrazioni, un bisogno indotto sia in scrittura che in lettura: di fronte a un simile sovradosaggio, resta da stabilire se quelle dei social siano ancora "storie che curano" o piuttosto non siano storie che avvelenano.

Overdose di storie. La narrazione senza fine dei social media

Sordi Paolo
2022-01-01

Abstract

Stories are now a distinctive and established genre in social media. From Snapchat to WhatsApp, via Facebook and Instagram, more than half a billion authors (amateurs, but not only) interact with apps by composing and consuming stories that configure new literature in which alphabetic writing coexists with the growing dominance of visual language. Centered on the narrativization of the lives of the users, invited to tell and retell themselves seamlessly, the hardware architecture and software interfaces of digital devices and media seem to generate a form of addiction to narratives, a need induced in both writing and reading. In the face of such an overdose, the question remains whether those of social media are still "stories that heal" or, rather, stories that poison.
2022
979-12-215-0044-8
Le storie sono un genere distintivo dei social media. Su Facebook e Instagram, più di mezzo miliardo di autori (amateurs, ma non solo) interagiscono con le app componendo e consumando racconti che configurano una nuova letteratura in cui la scrittura alfabetica convive con il dominio crescente del linguaggio visuale. Incentrate sulla narrativizzazione delle vite degli utenti iscritti alle piattaforme, invitati a raccontare e a raccontarsi senza soluzione di continuità, l'architettura hardware e le interfacce software dei dispositivi e dei media digitali sembrano generare una forma di dipendenza dalle narrazioni, un bisogno indotto sia in scrittura che in lettura: di fronte a un simile sovradosaggio, resta da stabilire se quelle dei social siano ancora "storie che curano" o piuttosto non siano storie che avvelenano.
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