Questo contributo si propone di esaminare gli accordi di coproduzione siglati tra l’Italia e alcuni stati europei nel periodo postbellico, e le relative procedure di implementazione, con particolare riferimento alla pratica del “film gemellare” e alle ricadute che quest’ultima ha avuto sul sistema produttivo italiano. Facendo riferimento ai media industry e ai policy studies, attraverso l’esame dei testi dei diversi accordi di coproduzione pubblicati sulla «Gazzetta ufficiale», infine mediante l’utilizzo di documenti d’archivio provenienti dall’ACS e lo spoglio di alcune testate della trade press italiana («Araldo dello spettacolo»; «Cinemundus»), il saggio intende prendere in esame i meccanismi di funzionamento degli accordi di produzione siglati tra Italia, Francia e Spagna tra il 1949 e la metà degli anni Sessanta, soffermandosi da una parte sui dispositivi burocratici finalizzati a salvaguardare l’equilibrio degli scambi commerciali e finanziari tra i paesi coinvolti, e in particolare sulla pratica del film gemellare, dall’altra sul sorgere di iniziative produttive sorte appositamente per sfruttare le nuove opportunità aperte da tali dispositivi. L’idea di film gemellare, introdotta dagli accordi italo-francesi ma presto estesa ad altri contesti come quello spagnolo, si propone di disciplinare la reciprocità dell’apporto finanziario e tecnico/artistico dei paesi coproduttori, assicurandosi che a ciascun film maggioritario realizzato da una delle due cinematografie ne corrisponda un altro a ruoli invertiti. Tale clausola, che obbliga a serrati controlli le rispettive agenzie nazionali, verrà sostituita a partire dall’ultimo scorcio degli anni Cinquanta da un più generale sistema di controllo relativo al bilanciamento dell’apporto finanziario complessivo e del numero di iniziative di produzione tra gli stati coproduttori. Nonostante la sua breve durata, essa favorisce il diffondersi di formule coproduttive anche nell’ambito dei progetti meno ambiziosi sotto il profilo industriale, nonché la nascita di realtà specializzate nella partecipazione minoritaria a produzioni straniere – tra cui la P.E.A. di Grimaldi – e di film units che, attraverso la collaborazione a generi di importazione come il western, permetteranno l’adozione e la rielaborazione delle loro formule nel contesto italiano.

Un difficile equilibrio. La regola del film gemellare nelle coproduzioni italiane degli anni cinquanta e sessanta

F. Di Chiara
2024-01-01

Abstract

Questo contributo si propone di esaminare gli accordi di coproduzione siglati tra l’Italia e alcuni stati europei nel periodo postbellico, e le relative procedure di implementazione, con particolare riferimento alla pratica del “film gemellare” e alle ricadute che quest’ultima ha avuto sul sistema produttivo italiano. Facendo riferimento ai media industry e ai policy studies, attraverso l’esame dei testi dei diversi accordi di coproduzione pubblicati sulla «Gazzetta ufficiale», infine mediante l’utilizzo di documenti d’archivio provenienti dall’ACS e lo spoglio di alcune testate della trade press italiana («Araldo dello spettacolo»; «Cinemundus»), il saggio intende prendere in esame i meccanismi di funzionamento degli accordi di produzione siglati tra Italia, Francia e Spagna tra il 1949 e la metà degli anni Sessanta, soffermandosi da una parte sui dispositivi burocratici finalizzati a salvaguardare l’equilibrio degli scambi commerciali e finanziari tra i paesi coinvolti, e in particolare sulla pratica del film gemellare, dall’altra sul sorgere di iniziative produttive sorte appositamente per sfruttare le nuove opportunità aperte da tali dispositivi. L’idea di film gemellare, introdotta dagli accordi italo-francesi ma presto estesa ad altri contesti come quello spagnolo, si propone di disciplinare la reciprocità dell’apporto finanziario e tecnico/artistico dei paesi coproduttori, assicurandosi che a ciascun film maggioritario realizzato da una delle due cinematografie ne corrisponda un altro a ruoli invertiti. Tale clausola, che obbliga a serrati controlli le rispettive agenzie nazionali, verrà sostituita a partire dall’ultimo scorcio degli anni Cinquanta da un più generale sistema di controllo relativo al bilanciamento dell’apporto finanziario complessivo e del numero di iniziative di produzione tra gli stati coproduttori. Nonostante la sua breve durata, essa favorisce il diffondersi di formule coproduttive anche nell’ambito dei progetti meno ambiziosi sotto il profilo industriale, nonché la nascita di realtà specializzate nella partecipazione minoritaria a produzioni straniere – tra cui la P.E.A. di Grimaldi – e di film units che, attraverso la collaborazione a generi di importazione come il western, permetteranno l’adozione e la rielaborazione delle loro formule nel contesto italiano.
2024
978-88-297-2070-5
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