Complice la ricerca di immediatezza, velocità e semplicità d’uso, negli ultimi anni si assiste sempre più, anche all’interno di contesti formativi e di team di progetto, ad una moltiplicazione degli spazi comunicativi, soprattutto adottando canali di Instant Messaging per mobile (MIM) (es. WhatsApp) insieme ad altri canali più noti (es. forum, e-mail, gruppi nei Social Network). Dalla letteratura internazionale emerge che i MIM vengono adottati in modo intenzionale nei contesti formativi, in percorsi di mobile learning, soprattutto nell’higher education per incrementare la partecipazione, la condivisione studenti-docenti, lo scambio di comunicazioni e risorse. Non mancano elementi di criticità, come l’eccessivo numero di messaggi, molti off topic, l’utilizzo di un linguaggio troppo informale e l’aspettativa da parte degli studenti di risposte immediate. Lo studio mira a indagare le percezioni degli utilizzatori di MIM in particolare dei gruppi spontanei che nascono in seno ad esperienze di formazione nell’higher education per comprendere se tali servizi possano essere utilizzati in chiave formativa con adulti e quali competenze presuppongano. I contesti della ricerca indagati sono due: Master di II livello in Media Education Manager (MEM) - Università Cattolica di Brescia; Corso di Perfezionamento in Metodologie e tecnologie innovative per l’apprendimento (MetinApp) - Università degli Studi di Milano-Bicocca. In entrambi è stato creato dai corsisti, in maniera spontanea, un gruppo WhatsApp all’interno del quale sono stati aggiunti anche i docenti/tutor. Per indagare le percezioni dei partecipanti è stata utilizzata l’intervista telefonica strutturata. Nell’analisi delle interviste si è assunto il modello dell’Activity Theory, che ha consentito di leggere i risultati ponendo attenzione a 3 livelli (tecnologico, individuale, collettivo). Da una prima lettura dei dati, emerge che WhatsApp potrebbe essere utilizzato per la formazione con alcuni accorgimenti: training sullo strumento e sulle peculiarità della comunicazione on line, presenza di un moderatore, condivisione di obiettivi e netiquette. Un altro dato interessante emerge dalle interviste: si ritiene che i servizi di MIM possano funzionare solo se assunti in logica di integrazione con altri ambienti ritenuti più idonei per lo svolgimento di task complessi (es. LMS, spazi di scrittura collaborativa). Data la complessiva valenza positiva attribuita ai MIM, si rende necessario ragionare su come introdurli nella formazione in maniera guidata: a partire dalle aree presenti nel framework DIGCOMP 2.0, sono state selezionate e adattate alcune dimensioni di competenza digitale (es. per l'area relativa alla comunicazione: come interagire, condividere e collaborare proficuamente) nell’ottica di sviluppare una proposta orientativa-formativa volta a sostenere la maturazione della competenza mediale sottesa all’uso dei MIM.
L’uso dei Mobile Instant Messaging nell’higher education. Verso una proposta orientativa-formativa di sviluppo della competenza mediale
Serena Triacca;
2019-01-01
Abstract
Complice la ricerca di immediatezza, velocità e semplicità d’uso, negli ultimi anni si assiste sempre più, anche all’interno di contesti formativi e di team di progetto, ad una moltiplicazione degli spazi comunicativi, soprattutto adottando canali di Instant Messaging per mobile (MIM) (es. WhatsApp) insieme ad altri canali più noti (es. forum, e-mail, gruppi nei Social Network). Dalla letteratura internazionale emerge che i MIM vengono adottati in modo intenzionale nei contesti formativi, in percorsi di mobile learning, soprattutto nell’higher education per incrementare la partecipazione, la condivisione studenti-docenti, lo scambio di comunicazioni e risorse. Non mancano elementi di criticità, come l’eccessivo numero di messaggi, molti off topic, l’utilizzo di un linguaggio troppo informale e l’aspettativa da parte degli studenti di risposte immediate. Lo studio mira a indagare le percezioni degli utilizzatori di MIM in particolare dei gruppi spontanei che nascono in seno ad esperienze di formazione nell’higher education per comprendere se tali servizi possano essere utilizzati in chiave formativa con adulti e quali competenze presuppongano. I contesti della ricerca indagati sono due: Master di II livello in Media Education Manager (MEM) - Università Cattolica di Brescia; Corso di Perfezionamento in Metodologie e tecnologie innovative per l’apprendimento (MetinApp) - Università degli Studi di Milano-Bicocca. In entrambi è stato creato dai corsisti, in maniera spontanea, un gruppo WhatsApp all’interno del quale sono stati aggiunti anche i docenti/tutor. Per indagare le percezioni dei partecipanti è stata utilizzata l’intervista telefonica strutturata. Nell’analisi delle interviste si è assunto il modello dell’Activity Theory, che ha consentito di leggere i risultati ponendo attenzione a 3 livelli (tecnologico, individuale, collettivo). Da una prima lettura dei dati, emerge che WhatsApp potrebbe essere utilizzato per la formazione con alcuni accorgimenti: training sullo strumento e sulle peculiarità della comunicazione on line, presenza di un moderatore, condivisione di obiettivi e netiquette. Un altro dato interessante emerge dalle interviste: si ritiene che i servizi di MIM possano funzionare solo se assunti in logica di integrazione con altri ambienti ritenuti più idonei per lo svolgimento di task complessi (es. LMS, spazi di scrittura collaborativa). Data la complessiva valenza positiva attribuita ai MIM, si rende necessario ragionare su come introdurli nella formazione in maniera guidata: a partire dalle aree presenti nel framework DIGCOMP 2.0, sono state selezionate e adattate alcune dimensioni di competenza digitale (es. per l'area relativa alla comunicazione: come interagire, condividere e collaborare proficuamente) nell’ottica di sviluppare una proposta orientativa-formativa volta a sostenere la maturazione della competenza mediale sottesa all’uso dei MIM.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.