Il confronto tra accusato e accusatore è un princìpio di civiltà giuridica che innerva le proprie radici già nell’Atene più illuminata del V secolo a.C. Presente, in nuce, nella Magna Charta Libertatum per poi venir espressamente riconosciuto nel corso dei secoli XVII e XVIII, nell’ordinamento italiano il right of confrontation è affermato all’art. 111, comma 3, Cost. Il diritto, per l’imputato, di far comparire ed esaminare chi rende dichiarazioni a suo carico si invera nell’oralità e nell’immediatezza del giudizio, costituendo uno strumento essenziale del processo accusatorio: una sua violazione si riflette inevitabilmente sulla capacità conoscitiva del dato probatorio e comporta ricadute in punto di delibazione giudiziale. All’acquisizione, tramite lettura, delle precedenti dichiarazioni ex art. 111, comma 5, Cost. deve seguire una valutazione rispettosa dei limiti tracciati dagli artt. 111, comma 4, Cost. e 533 c.p.p.: la prova dichiarativa formatasi unilateralmente e priva dell’agone dialettico - così come ogni altro elemento non forgiatosi in contraddittorio - non è epistemologicamente in grado di fondare, in via esclusiva o determinante, una condanna al di là di ogni ragionevole dubbio. The confrontation between the accused and his prosecutor is a principle of juridical civilization that lays his foundations already in the enlightened Athens of the 5th century BC. Present in the Magna Charta Libertatum and then expressly recognized during the seventeenth-eighteenth centuries, in the Italian legal system the right of confrontation is stated in Art. 111, para. 3 of the Constitution. The right of the accused to bring up and examine those who make declarations against him is fulfilled by the orality and immediacy of the proceedings and consists in an essential tool of the adversarial system: its violation is inevitably reflected on the cognitive capability of the evidence and, conse- quently, impacts on the final judgement. To the acquisition, by reading, of the previous statements pursuant Art. 111, para. 5 of the Constitution, must follow an assessment respectful of the limits set out by Art. 111, para. 4 of the Constitution and Art. 533 c.p.p.: the declaratory evidence which is formed unilaterally and without confrontation - just like any other element not subjected to con- frontation - is not epistemologically capable of funding, exclusively or decisively, a conviction beyond reasonable doubt.
Una chiave di lettura per le precedenti dichiarazioni dell’irreperibile
Marco Cecchi
2018-01-01
Abstract
Il confronto tra accusato e accusatore è un princìpio di civiltà giuridica che innerva le proprie radici già nell’Atene più illuminata del V secolo a.C. Presente, in nuce, nella Magna Charta Libertatum per poi venir espressamente riconosciuto nel corso dei secoli XVII e XVIII, nell’ordinamento italiano il right of confrontation è affermato all’art. 111, comma 3, Cost. Il diritto, per l’imputato, di far comparire ed esaminare chi rende dichiarazioni a suo carico si invera nell’oralità e nell’immediatezza del giudizio, costituendo uno strumento essenziale del processo accusatorio: una sua violazione si riflette inevitabilmente sulla capacità conoscitiva del dato probatorio e comporta ricadute in punto di delibazione giudiziale. All’acquisizione, tramite lettura, delle precedenti dichiarazioni ex art. 111, comma 5, Cost. deve seguire una valutazione rispettosa dei limiti tracciati dagli artt. 111, comma 4, Cost. e 533 c.p.p.: la prova dichiarativa formatasi unilateralmente e priva dell’agone dialettico - così come ogni altro elemento non forgiatosi in contraddittorio - non è epistemologicamente in grado di fondare, in via esclusiva o determinante, una condanna al di là di ogni ragionevole dubbio. The confrontation between the accused and his prosecutor is a principle of juridical civilization that lays his foundations already in the enlightened Athens of the 5th century BC. Present in the Magna Charta Libertatum and then expressly recognized during the seventeenth-eighteenth centuries, in the Italian legal system the right of confrontation is stated in Art. 111, para. 3 of the Constitution. The right of the accused to bring up and examine those who make declarations against him is fulfilled by the orality and immediacy of the proceedings and consists in an essential tool of the adversarial system: its violation is inevitably reflected on the cognitive capability of the evidence and, conse- quently, impacts on the final judgement. To the acquisition, by reading, of the previous statements pursuant Art. 111, para. 5 of the Constitution, must follow an assessment respectful of the limits set out by Art. 111, para. 4 of the Constitution and Art. 533 c.p.p.: the declaratory evidence which is formed unilaterally and without confrontation - just like any other element not subjected to con- frontation - is not epistemologically capable of funding, exclusively or decisively, a conviction beyond reasonable doubt.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.