The contemporary practice of sel"es demands the use of digital devices that create digital artefacts (Turilli & Floridi, 2009) with a “numerical essence” through the transformation of the !ow of light into data and information (Adriaans, 2020). Therefore, unlike the classic self-portraits, which are material artefacts (Franssen et al., 2018), sel"es are constitutively produced by digital tools and shared within platforms privately owned for the primary purpose of the self-exhibition (Han, 2022). The digital structure of sel"es and their fruition through platforms underlines the relevance of debating their direct contribution to the expansion of a self-centred symbolic universe based on technological and social practices. If, on the one hand, the action of taking a self-portrait demands that an individual subject re!ects on the construction of his image, aiming at de"ning his personality (identity axis). On the other hand, sharing self-portraits calls for re!ection on the intrinsic intentionality of technologies and social practices related to them within platform societies (social axis). In addition, current media ecosystems (Morley & Floridi, 2021) encourage ongoing narrations of the self through social pro- "les, stories and sel"es that produce an immense amount of information regarding individual users, which are processed and transformed into big data by privately owned algorithms (Barassi, 2020). This entanglement of multiple social and technological practices (Van Dijck, Poell, De Waal, 2018) requires innovative pedagogical investigations. A promising issue to investigate seems to be the role of education in reshaping the challenging relationship between the design of digital artefacts (Floridi, 2020) and the intentionality of individual and collective actors (Schweikard & Schmid, 2020). Starting from the theses of Stigler (2012), who emphasises the ambivalence of digital technologies (“pharmaka”), we will investigate the processual nature of individual identities in the media ecosystem from the perspective of intentionality in order to suggest a pedagogical rethink. Moreover, we will sketch a comprehensive understanding of the social practices necessary to foster aware citizens (Jónsson & Garces Rodriguez, 2021) beyond a deterministic vision.

La pratica del sé nella contemporaneità presuppone il ricorso a device digitali (smartphone, tablet, smartwatch) che trasformano il flusso di luce in dati e informazioni (Adriaans, 2020) creando degli artefatti digitali (Turilli & Floridi, 2009) la cui natura è di tipo numerico. A differenza dell’autoritratto analogico che crea degli artefatti fisici (Franssen et al., 2018), il sé come risultato della fotografia mediata dai medium digitali è destinato a essere condiviso all’interno di piattaforme proprietarie con lo scopo di essere esibito (Han, 2022). La natura digitale degli autoritratti e la loro fruizione attraverso le piattaforme pongono al centro del dibattito il loro funzionamento e la cultura del selfie che contribuisce all’espansione di un universo simbolico egoriferito. Se da un lato, infatti, l’azione di autofotografarsi richiede al singolo una riflessione sulla costruzione della propria immagine nella ricerca della propria personalità (asse identitario), dall’altro la condivisione dell’autoritratto negli spazi digitali interpella una ri!essione sull’intenzionalità intrinseca delle tecnologie e delle pratiche sociali ad esse collegate all’interno di quella che viene definita platform society (asse sociale). L’ecosistema (Morley & Floridi, 2021) dei media attuale favorisce una continua narrazione di sé attraverso profili social, stories, selfies che vanno a creare una immensa quantità di informazioni del singolo utente che vengono processate e trasformate in big data attraverso algoritmi proprietari (Barassi, 2020). Questa piattaformizzazione delle pratiche sociali (Van Dijck, Poell, De Waal, 2018) stimola una riflessione di tipo pedagogico sul ruolo che l’educazione può assumere all’interno dell’ecosistema per analizzare il design (Floridi, 2020) degli artefatti digitali in relazione all’intenzionalità del singolo e degli attori collettivi (Schweikard & Schmid, 2020). Partendo dal pensiero di Stigler (2012) che interpretando la tecnologia come pharmakon ne sottolinea la sua natura ambivalente (veleno o rimedio), riteniamo che interrogarsi sull’intenzionalità educante nell’ecosistema dei media sia una possibilità per ripensare non solo i processi identitari del singolo individuo ma soprattutto le pratiche sociali legate a forme di cittadinanza consapevole (Jónsson & Garces Rodriguez, 2021) al di là di una visione deterministica ed eterodiretta.

L'intenzionalità educante tra immagini digitali del Sé, artefatti computazionali e pratiche di cittadinanza

ADAMOLI M;
2023-01-01

Abstract

The contemporary practice of sel"es demands the use of digital devices that create digital artefacts (Turilli & Floridi, 2009) with a “numerical essence” through the transformation of the !ow of light into data and information (Adriaans, 2020). Therefore, unlike the classic self-portraits, which are material artefacts (Franssen et al., 2018), sel"es are constitutively produced by digital tools and shared within platforms privately owned for the primary purpose of the self-exhibition (Han, 2022). The digital structure of sel"es and their fruition through platforms underlines the relevance of debating their direct contribution to the expansion of a self-centred symbolic universe based on technological and social practices. If, on the one hand, the action of taking a self-portrait demands that an individual subject re!ects on the construction of his image, aiming at de"ning his personality (identity axis). On the other hand, sharing self-portraits calls for re!ection on the intrinsic intentionality of technologies and social practices related to them within platform societies (social axis). In addition, current media ecosystems (Morley & Floridi, 2021) encourage ongoing narrations of the self through social pro- "les, stories and sel"es that produce an immense amount of information regarding individual users, which are processed and transformed into big data by privately owned algorithms (Barassi, 2020). This entanglement of multiple social and technological practices (Van Dijck, Poell, De Waal, 2018) requires innovative pedagogical investigations. A promising issue to investigate seems to be the role of education in reshaping the challenging relationship between the design of digital artefacts (Floridi, 2020) and the intentionality of individual and collective actors (Schweikard & Schmid, 2020). Starting from the theses of Stigler (2012), who emphasises the ambivalence of digital technologies (“pharmaka”), we will investigate the processual nature of individual identities in the media ecosystem from the perspective of intentionality in order to suggest a pedagogical rethink. Moreover, we will sketch a comprehensive understanding of the social practices necessary to foster aware citizens (Jónsson & Garces Rodriguez, 2021) beyond a deterministic vision.
2023
9788855197229
La pratica del sé nella contemporaneità presuppone il ricorso a device digitali (smartphone, tablet, smartwatch) che trasformano il flusso di luce in dati e informazioni (Adriaans, 2020) creando degli artefatti digitali (Turilli & Floridi, 2009) la cui natura è di tipo numerico. A differenza dell’autoritratto analogico che crea degli artefatti fisici (Franssen et al., 2018), il sé come risultato della fotografia mediata dai medium digitali è destinato a essere condiviso all’interno di piattaforme proprietarie con lo scopo di essere esibito (Han, 2022). La natura digitale degli autoritratti e la loro fruizione attraverso le piattaforme pongono al centro del dibattito il loro funzionamento e la cultura del selfie che contribuisce all’espansione di un universo simbolico egoriferito. Se da un lato, infatti, l’azione di autofotografarsi richiede al singolo una riflessione sulla costruzione della propria immagine nella ricerca della propria personalità (asse identitario), dall’altro la condivisione dell’autoritratto negli spazi digitali interpella una ri!essione sull’intenzionalità intrinseca delle tecnologie e delle pratiche sociali ad esse collegate all’interno di quella che viene definita platform society (asse sociale). L’ecosistema (Morley & Floridi, 2021) dei media attuale favorisce una continua narrazione di sé attraverso profili social, stories, selfies che vanno a creare una immensa quantità di informazioni del singolo utente che vengono processate e trasformate in big data attraverso algoritmi proprietari (Barassi, 2020). Questa piattaformizzazione delle pratiche sociali (Van Dijck, Poell, De Waal, 2018) stimola una riflessione di tipo pedagogico sul ruolo che l’educazione può assumere all’interno dell’ecosistema per analizzare il design (Floridi, 2020) degli artefatti digitali in relazione all’intenzionalità del singolo e degli attori collettivi (Schweikard & Schmid, 2020). Partendo dal pensiero di Stigler (2012) che interpretando la tecnologia come pharmakon ne sottolinea la sua natura ambivalente (veleno o rimedio), riteniamo che interrogarsi sull’intenzionalità educante nell’ecosistema dei media sia una possibilità per ripensare non solo i processi identitari del singolo individuo ma soprattutto le pratiche sociali legate a forme di cittadinanza consapevole (Jónsson & Garces Rodriguez, 2021) al di là di una visione deterministica ed eterodiretta.
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