La distinzione fra legittimità e merito, problematica fin dalla sua genesi, vive oggi la sua eclissi definitiva (anche) a causa della c.d. crisi della legalità. Nell’arresto che si commenta, attraverso la valorizzazione dell’ottica razionalizzatrice, efficientista e deflativa caratterizzante la riforma Orlando, si afferma il principio secondo cui “la Corte pronuncia sentenza di annullamento [ex art. 620, co. 1 lett. l) c.p.p.] se ritiene superfluo il rinvio e se, anche all’esito di valutazioni discrezionali, può decidere la causa alla stregua degli elementi di fatto già accertati o sulla base delle statuizioni adottate dal giudice di merito, non risultando perciò necessari ulteriori accertamenti di fatto”. Una simile esegesi apre scenari inediti, estendendo i poteri della Cassazione e determinando ricadute sul ruolo, già contraddittorio, di un’i- stituzione che è “Organo Supremo della Giustizia” eppure obbligata, almeno in linea teorica, ad astrarsi dal caso concreto per assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge nonché l’unità del diritto oggettivo nazionale. Ebbene: proprio al vertice della giurisdizione, ove si convogliano le decisioni di maggior rilievo e si tenta di recuperare la certezza giuridica tramite la nomofilachia, ancora troppo ampi e sfumati rimangono i margini di apprezzamento, sia in entrata sia in uscita, in cui si destreggiano i giudici di Piazza Cavour. The distinction between legitimacy and merit, extremely controversial since its genesis, experiences nowadays its final eclipse (also) due to the so-called crisis of legality. The judgement at stake, throughout the enhancement of the rationalising, efficient and deflationary prospective characterizing the Orlando reform, establishes the principle according to which: “the Court pronounces annulment judgement [pursuant art. 620, co. 1 let. l) c.p.p.] if it deems the referral superfluous and if, even in the event of discretionary assessments, it can decide the case on the basis of the factual elements already established or on the basis of the decisions taken by the Judge of first instance, therefore no further factual findings are necessary”. Such interpretation opens unprecedented scenarios, extending the powers of the Supreme Court and determining repercussions on the already contradictory role of an institution which is “Supreme Organ of Justice”, yet obliged, at least in theory, to abstract itself from the concrete case to ensure exact observance and uniform interpretation of Law as well as the unity of the national legal system. Well, it is at the very top of jurisdiction, where the most relevant decisions are taken and attempts are made to recover legal certainty through the nomofilachia, that margins of appreciations, both incoming and outgoing, are still too wide and blurred for the Judges of Piazza Cavour.

Annullamento senza rinvio: la Cassazione rimodula i propri poteri

Marco Cecchi
2018-01-01

Abstract

La distinzione fra legittimità e merito, problematica fin dalla sua genesi, vive oggi la sua eclissi definitiva (anche) a causa della c.d. crisi della legalità. Nell’arresto che si commenta, attraverso la valorizzazione dell’ottica razionalizzatrice, efficientista e deflativa caratterizzante la riforma Orlando, si afferma il principio secondo cui “la Corte pronuncia sentenza di annullamento [ex art. 620, co. 1 lett. l) c.p.p.] se ritiene superfluo il rinvio e se, anche all’esito di valutazioni discrezionali, può decidere la causa alla stregua degli elementi di fatto già accertati o sulla base delle statuizioni adottate dal giudice di merito, non risultando perciò necessari ulteriori accertamenti di fatto”. Una simile esegesi apre scenari inediti, estendendo i poteri della Cassazione e determinando ricadute sul ruolo, già contraddittorio, di un’i- stituzione che è “Organo Supremo della Giustizia” eppure obbligata, almeno in linea teorica, ad astrarsi dal caso concreto per assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge nonché l’unità del diritto oggettivo nazionale. Ebbene: proprio al vertice della giurisdizione, ove si convogliano le decisioni di maggior rilievo e si tenta di recuperare la certezza giuridica tramite la nomofilachia, ancora troppo ampi e sfumati rimangono i margini di apprezzamento, sia in entrata sia in uscita, in cui si destreggiano i giudici di Piazza Cavour. The distinction between legitimacy and merit, extremely controversial since its genesis, experiences nowadays its final eclipse (also) due to the so-called crisis of legality. The judgement at stake, throughout the enhancement of the rationalising, efficient and deflationary prospective characterizing the Orlando reform, establishes the principle according to which: “the Court pronounces annulment judgement [pursuant art. 620, co. 1 let. l) c.p.p.] if it deems the referral superfluous and if, even in the event of discretionary assessments, it can decide the case on the basis of the factual elements already established or on the basis of the decisions taken by the Judge of first instance, therefore no further factual findings are necessary”. Such interpretation opens unprecedented scenarios, extending the powers of the Supreme Court and determining repercussions on the already contradictory role of an institution which is “Supreme Organ of Justice”, yet obliged, at least in theory, to abstract itself from the concrete case to ensure exact observance and uniform interpretation of Law as well as the unity of the national legal system. Well, it is at the very top of jurisdiction, where the most relevant decisions are taken and attempts are made to recover legal certainty through the nomofilachia, that margins of appreciations, both incoming and outgoing, are still too wide and blurred for the Judges of Piazza Cavour.
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